sabato 7 maggio 2011

L'ultima lettera

AUTORE: Sarah Blake
GENERE: Romanzo Sentimentale

TRAMA:
È il 1940 e la Seconda guerra mondiale sta dilagando nell'Europa intera. Mentre le bombe cadono su Londra, una voce attraversa l'oceano: è quella di Frankie Bard, giovane e audace reporter americana, che rischiando in prima persona decide di raccontare il conflitto dalla sua postazione radiofonica, portandolo così nelle case dei suoi connazionali. Ad ascoltarla a Franklin, una cittadina sulla costa del Massachusetts, ci sono tra gli altri Iris e Emma. Iris è una donna sola un po' eccentrica e sognatrice a capo dell'ufficio postale, che si dedica con estrema serietà e partecipazione al proprio lavoro. Si sente infatti in qualche modo responsabile e custode discreta dei destini altrui, convinta che nella corrispondenza si intreccino i fili delle vite delle persone.
Emma, giovane sposa del medico condotto, invece non desidera altro che un futuro luminoso fatto di bambini e affetti familiari. Quando però suo marito, sconvolto per la morte di una paziente di cui si ritiene responsabile, decide di partire come volontario per lavorare in un ospedale di Londra, lei non può fare altro che attendere impotente giorno dopo giorno una sua lettera e il suo ritorno a casa.
Sullo sfondo di un'Europa lacerata dalle persecuzioni naziste e martoriata dai bombardamenti, e di un'America ancora al sicuro dal dramma epocale che si sta compiendo dall'altra parte dell'oceano, in un mondo in cui le notizie viaggiano per posta, con il rischio di non giungere mai a destinazione, è proprio una lettera a segnare le vite delle tre donne, legandone indissolubilmente i destini.


INCIPIT:
Vi furono anni dopo quanto era successo, dopo che ebbi lasciato la provincia per tornare qui, al vuoto frenetico della città, in cui capitava che qualcuno se ne venisse fuori con un commento sulla Seconda guerra mondiale e sul suo epilogo - qualche stupida osservazione in merito alla lucidità e alle intenzioni - e ogni volta dovevo resistere al’impulso di spegnere la sigaretta e, con mia grande soddisfazione, interrompere la cena.Di questi tempi, però, le guerre che si consumano sotto i nostri occhi sono talmente tante, e si fa un così gran parlare di strategie ed intenzioni (neanche si potesse dirigere una guerra come fosse musica) che ieri sera, per la prima volta, no ho saputo trattenermi.
“Cosa pensereste della direttrice di un ufficio postale che sceglie di non consegnare la corrispondenza?” ho domandato.
“Non aggiungere altro!” ha risposto ridendo una donna all’altro capo del tavolo, radiosa nella luce delle candele. “ Sono già presa.”
La domanda ha catturato immediatamente l’attenzione dei presenti. Lettere di quelle vere, scritte a mano, trafugate prima della consegna. Che beffa! Poteva succedere di tutto. Che qualche matrimonio naufragasse o che non fosse nemmeno celebrato! La fiamma delle candele si rifletteva sull’argenteria facendo brillare gli occhi dei commensali, sgranati di fronte ad una simile eventualità. Si sono fatte strada subito varie ipotesi. Un uomo sarebbe potuto fuggire alla notifica dell’esattore delle tasse. O, magari, la lettera che assegnava a un ragazzo il suo primo posto di lavoro non sarebbe mai arrivata, costringendolo a cercare un impiego altrove.
“E, in conseguenza di questo, essere perfettamente felice” ha suggerito uno degli uomini più anziani, sorridendo dell’ironia di una sorte simile.
“Ma questa direttrice lo ha mai confessato a qualcuno?”
“Oh, no” si è affrettata a rispondere la donna seduta di fronte a me. “Così si sarebbe persa tutto il divertimento.”
“Ah, dunque lo faceva per divertimento?” ha osservato il suo accompagnatore, dandole un buffetto sulla spalle nuda.
“No. Il divertimento è una motivazione troppo gretta” ha sentenziato il padrone di casa. “Dev’essere stata una seguace di qualcosa, o magari una studiosa. Una che aveva in programma di stare a guardare mentre il meccanismo si inceppava. Una sabotatrice” ha aggiunto, sorridendo, la moglie. “E’ una storia grandiosa.”
“A essere sincera” sono intervenuta seccamente “non era niente di tutto questo.”
Subito è calato il silenzio.
“Aspetta un attimo” ha detto poi uno degli uomini. “E’ una storia vera?”
“Verissima.”
“Allora è mostruoso” ha osservato la prima donna. “Se è tutto vero, è una cosa orribile e...”
“Illegale” ha aggiunto il padrone di casa, sporgendosi a riempirle il bicchiere. “Quando è successo?”
“Nel 1941.”


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