sabato 30 aprile 2011

Se solo fosse vero

AUTOREMarc Levy
GENERE: Romanzo sentimentale

TRAMA:
Una sera d’inverno, a San Francisco, Arthue e Lauren fanno la loro conoscenza...Arthur è un giocane architetto che ha appena trasloccato in un nuovo appartamento. laureen, trentenne, un tempo faceva il medico, mentre ora è un fantasma fuggito dal suo corpo che giace in come in un letto di ospedale. Un fantasma di quelli che di solito non si vedono, passano attraverso le porte e non riescono a comunicare con nessuno. Ma per uno strano scherzo del destino, Arthr vede benissimo Lauren, e può sentirla parlare, ridere e raccontare, al punto da innamorarsene alla follia. Così, proprio quando il sentimento sbocciato tra i due si trasforma in un legame profondo, in un amore struggente e totalizzante, i medici decidono che per quella bellissima ragazza, vittima di un tragico incidente, è giunto il momento di staccare il respiratore.

INCIPIT:
Estate 1996.

La piccola sveglia sul comodino in legno chiaro suona. Sono le 5.30, e la camera da letto è inondata da una luce dorata come solo l’alba di San Francisco sa creare.
Tutta la casa è immersa nel sonno. Kali, la cagna, sta sdraiata ai piedi del letto sul tappeto, Lauren seppellita sotto il piumino nel bel mezzo del letto.
L’appartamento di Lauren sorprende per la tenerezza che emana. All’ultimo piano di una casa in stile vittoriano su Green Street, è composto da un salotto con cucina all’americana, uno spogliatoio, una grande camera da letto e un bagno con finestra. Il pavimento è in legno a doghe larghe, quelle del bagno sbiancate e riquadrate a scacchi neri dipinti a stencil. I muri bianchi sono ornati da vecchi disegni scovati nelle gallerie di Union Street, il soffitto è bordato d una modanatura in legno, finemente decorata dal lavoro di un esperto intagliatore d’inizio secolo, che Lauren aveva fatto risaltare con un color caramello.
Alcuni tappeti di cocco, bordati di juta beige delimitano gli angoli del salotto, della sala da pranzo e del corridoio.
Di fronte al camino un grande divano di cotone grezzo invita a sedersi comodamente. I pochi mobili sparsi qua e là sono dominati da tre graziose lampade esaltate da paralumi plissettati, acquistate nel corso degli ultimi tre anni.
La notte era stata breve. medico del San Francisco Memorial Hospital, Lauren aveva dovuto prolungare la guardia ben oltre le abituali 24 ore, a causa dell’arrivo delle vittime di un grande incendio. Le prime ambulanze erano spuntate dieci minuti prima della fine del suo turno e Lauren si era impegnata immediatamente, senza nemmeno aspettare lo smistamento dei primi feriti verso le diverse sale visita, sotto gli sguardi disperati della sua equipe. Con metodo degno di un virtuoso, auscultava in pochi minuti ogni paziente, gli attribuiva un'etichetta colorata che rendeva immediatamente visibile la gravità della situazione, redigeva una diagnosi preliminare, ordinava i primi esami e inviava i barellieri verso le sale appropriate. lo smistamento delle sedici persone arrivate tra mezzanotte e mezzanotte e un quarto terminò così a mezzanotte e mezza precise, e i chirurghe, richiamati per l'emergenza, cominciarono a operare a mezzanotte e tre quarti.

Luren aveva assistito il dottor Fernstein nel corso di due operazioni successive e non ritornò a casa se non dopo l'ordine formale del medico che le aveva fatto notare come la fatica cominciasse a influire sulla sua attenzione e a mettere in pericolo la salute dei pazienti.
Nel cuore della notte lasciò il parcheggio dell'ospedale alla guida della sua Triumph, rientrando a casa a tutta velocità attraverso le strade deserte. "Sono troppo stanca e guido troppo in fretta", continuava a ripetersi per lottare contro il sonno, ma il pensiero di ritornare alle urgenze come paziente bastava a tenerla sveglia.

venerdì 29 aprile 2011

Norwegian Wood

AUTORE: Haruki Murakami
GENERE: Romanzo di formazione

TRAMA:
Uno dei più clamorosi successi letterari giapponesi di tutti i tempi è anche il libro più intimo, introspettivo di Murakami, che qui si stacca dalle atmosfere oniriche e surreali che lo hanno reso famoso, per esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine. Il romanzo è un lungo flashback, narrato in prima persona dal protagonista Watanabe Tōru. Su un aereo atterrato ad Amburgo al suono di Norwegian Wood dei Beatles Watanabe ricorda con precisione un fatto avvenuto diciassette anni prima e che ha segnato la sua giovinezza: . l'incontro casuale con Naoko la fidanzata di Kizuki, il suo unico amico, morto suicida pochi mesi prima. Il ricordo di Naoko sarà lo spunto per ripercorrere i difficili anni dell'università. L'amore impossibile per la stessa Naoko, poi ricoverata in un istituto psichiatrico e quella per Midori compagna di corso all'università con una vita provata da lutti familiariNorwegian Wood è anche un grande romanzo sull'adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli "altri" per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel costi. Come il giovane Holden, Toru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un'istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile, Toru non può fare altro che decidere. O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui. 

INCIPIT:
Avevo trentasette anni, ed ero seduto a bordo di un Boeing 747. Il gigantesco velivolo aveva cominciato la discesa attraverso densi strati di nubi piovose, e dopo poco sarebbe atterrato all'aeroporto di Amburgo.
La fredda pioggia di novembre tingeva di scuro la terra trasformando tutta la scena, con i meccanici negli impermeabili, le bandiere issate sugli anonimi edifici dell'aeroporto e l'insegna pubblicitaria della BMW, in un tetro paesaggio di scuola fiamminga. E' proprio vero: sono di nuovo in Germania, pensai.
Quando l'aereo ebbe completato l'atterraggio, la scritta "vieteto fumare" si spense e dagli altoparlanti cominciò a diffondersi a basso volume una musica di sottofondo. Era Norwegian Wood dei Beatles in un'annacquata versione orchestrale. Come sempre mi bastò riconoscerne la melodia per sentirmi turbato.
Anzi, questa volta ne fui agitato e sconvolto come non mi era mai accaduto prima.

Nel tentativo di calmarmi, mi piegai coprendomi la faccia con le mani e restai assolutamente immobile. Dopo qualche istante la hostess tedesca si avvicinò e mi chiese in inglese se mi sentissi male. Non è nulla, risposi, solo un giramento di testa.
- Davvero non posso fare niente per lei?
- Davvero, non è nulla. Grazie, - dissi.
La hostess mi sorrise e si allontanò. La musica di sottofondo era adesso un pezzo di Billy Joel. Sollevai il viso, e mentre guardavo le nuvole scure sospese sopra il Mare del Nord, la mia mente andò a tutte le cose che avevo perduto nel corso della vita. Il tempo passato, le persone morte o mai più riviste, le emozioni che non possono rivivere.
Fino a quando l'aereo non si fu completamente arrestato e i passeggeri non si slacciarono le cinture e cominciarono a prendere borse e soprabiti dai bagagli, rimasi tutto il tempo in quel prato. Assaporavo il profumo dell'erba, sentivo il vento sulla pelle e  gridi degli uccelli. Era l'autunno del 1969, e di lì a poco avrei compiuto ventanni.
La hostess di prima tornò, si sedette nel posto accanto al mio e mi chiese: - Tutto bene?
- Sto bene adesso, grazie. All'improvviso mi era venuta un po' di malinconia, - dissi sorridendo. - Tutto qui.
- Capisco. Succede anche a me qualche volta, - rispose lei.
Scosse un po' la testa, si alzò e con un sorriso molto carino mi disse: - Le auguro buon viaggio. Auf Wiedersehen.
Auf Wiedersehen, - dissi io. 

giovedì 28 aprile 2011

Il Cimitero di Praga

AUTOREUmberto Eco
GENERE: Romanzo Storico

TRAMA:
Trent'anni dopo Il nome della rosa, il nuovo attesissimo romanzo di Umberto Eco. La storia si svolge lungo il XIX secolo, tra Torino, Palermo e Parigi, troviamo una satanista isterica, un abate che muore due volte, alcuni cadaveri in una fogna parigina, un garibaldino che si chiamava Ippolito Nievo, scomparso in mare nei pressi dello Stromboli, il falso bordereau di Dreyfus per l’ambasciata tedesca, la crescita graduale di quella falsificazione nota come I protocolli dei Savi Anziani di Sion, che ispirerà a Hitler i campi di sterminio, gesuiti che tramano contro i massoni, massoni, carbonari e mazziniani che strangolano i preti con le loro stesse budella, un Garibaldi artritico dalle gambe storte, i piani dei servizi segreti piemontesi, francesi, prussiani e russi, le stragi in una Parigi della Comune dove si mangiano i topi, colpi di pugnale, orrendi e puteolenti ritrovi per criminali che tra i fumi dell’assenzio pianificano esplosioni e rivolte di piazza, barbe finte, falsi notai, testamenti mendaci, confraternite diaboliche e messe nere. 

INCIPIT:
I
l passante che in quella grigia mattina del marzo 1897 avesse attraversato a proprio rischio e pericolo place Maubert, o la Maub, come la chiamavano i malviventi (già centro di vita universitaria nel Medioevo, quando accoglieva la folla degli studenti che frequentavano la Facoltà delle Arti nel Vicus Stramineus o rue du Fouarre, e più tardi luogo dell’esecuzione capitale di apostoli del libero pensiero come Étienne Dolet), si sarebbe trovato in uno dei pochi luoghi di Parigi risparmiato dagli sventramenti del barone Haussmann, tra un groviglio di vicoli maleodoranti, tagliati in due settori dal corso della Bièvre, che laggiù ancora fuoriusciva da quelle viscere della metropoli dove da tempo era stata confinata, per gettarsi febbricitante, rantolante e verminosa nella vicinissima Senna.
Da place Maubert,ormai sfregiata dal boulevard Saint-Germain, si dipartivaancora una ragnatela di straducole come rue Maître-Albert,
rue Saint-Séverin, rue Galande, rue de la Bûcherie, rueSaint-Julien-le-Pauvre, sino a rue de la Huchette, disseminatedi sordidi hotel tenuti in genere da alvergnati, albergatori dalla leggendaria cupidigia, che domandavano un franco per la prima notte e quaranta centesimi per le seguenti (più venti soldi se si voleva anche un lenzuolo). Se poi avesse imboccato quella che sarebbe diventata rue Sauton, ma era ancora rue d’Amboise, avrebbe trovato fra un bordello travestito da birreria e una taverna dove si serviva, con vino pessimo, un desinare da due soldi (già allora assai pochi, ma quanto si potevano permettere gli studenti della Sorbona), un vicolo cieco, che all’epoca si chiamava impasse Maubert, ma prima era chiamato cul-de-sac d’Amboise, e anni prima ancora ospitava un tapis-franc (nel linguaggio della malavita, una bettola, un’osteria d’infimo rango, tenuta ordinariamente da un pregiudicato, e frequentata da forzati appena usciti dal bagno penale), ed era rimasto tristemente famoso anche perché nel XVIII secolo vi sorgeva il laboratorio di tre celebri avvelenatrici, ritrovate un giorno asfissiate dalle esalazioni delle sostanze mortali che distillavano sui loro fornelli.
A metà di quel vicolo passava del tutto inosservata la vetrina di un rigattiere che un’insegna sbiadita celebrava come Brocantage de Qualité – vetrina ormai opaca per la polvere spessa che ne lordava i vetri, i quali già poco rivelavano delle merci esposte e dell’interno, perché ciascuno di essi era un riquadro di venti centimetri per lato, tutti tenuti insieme da una intelaiatura di legno. Accanto a quella vetrina avrebbe visto una porta, sempre chiusa, e accanto al filo di una campanella un cartello che avvertiva come il proprietario fosse temporaneamente assente.
Che se, come raramente accadeva, la porta si fosse aperta, chi fosse entrato avrebbe intravisto all’incerta luce che illuminava quell’antro, disposti su pochi traballanti scaffali e alcuni tavoli ugualmente malfermi, una congerie di oggetti a prima vista appetibili, ma che a una ispezione più accurata si sarebbero rivelati del tutto inadatti a ogni onesto scambio commerciale, quand’anche fossero stati offerti a prezzi altrettanto sbrindellati.

martedì 26 aprile 2011

Vacanze in villa

AUTOREMadeleine Wickham
GENERE: Romanzo sentimentale

TRAMA:
E’ il nuovo romanzo di Madeleine Wickham, la scrittrice che spopolò nel mondo intero qualche anno fa creando l'ormai mitico personaggio di Becky Bloomwood, la spendacciona incorreggibile di I love shopping, il libro divertente che - scritto con lo pseudonimo di Sophie Kinsella - la fece assurgere tra i numi tutelari della chick lit, un genere che da allora ha mietuto un successo dietro.
Gli ingredienti sono: una vacanza al sole, una splendida villain Andalusia, due coppie in crisi. È una commedia brillante che mette in gioco la capacità di resistere alla quotidianità della vita a due e di... beh, il resto è da scoprire!

INCIPIT:
Il sole, un’abbagliante sfera bianca, risplendeva attraverso la finestra, surriscaldando come un forno il minuscolo salotto di Chloe. Mentre si avvicinava un po’ di più a Berthany Bridges, sentì una goccia di sudore scenderle sotto l’abito di cotone, seguendo con noncuranza la linea della spina dorsale come un piccolo insetto. Infilò uno spillo in una piega della pesante seta bianca, tirò con forza il tessuto sulla pelle di Berthany e la sentì trattenere il fiato, quasi in preda al panico.
“Fa troppo caldo per lavorare” pensò Chloe, indietreggiando e scostandosi dalla fronte qualche ricciolo di capelli chiari e finì. Di certo faceva troppo caldo per starsene in quella stanzetta priva d’aria, cercando di strizzare un’ansiosa ragazza in sovrappeso dentro un abito da sposa quasi sicuramente di due taglie troppo piccolo. Diede per la centesima volta un’occhiata all’orologio e avvertì un leggero brivido di eccitazione. Era quasi ora. Tra qualche minuto sarebbe arrivato il taxi, quella tortura sarebbe finita e la vacanza avrebbe avuto ufficialmente inizio. Si sentiva quasi mancare dalla voglia di partire, dal disperato bisogno di fuga. Si sarebbe trattato solo di una settimana , ma sarebbe stato sufficiente. Doveva esserlo, giusto?


Il Profumo delle Foglie di Limone

AUTORE: Clara Sanchez
GENERE: Il profumo delle foglie di limone

TRAMA:
Spagna, Costa Blanca. Il sole è ancora caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le strade non c’è nessuno, e l’aria è pervasa dal profumo di limoni che arriva fino al mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. Si sente sola, ed è alla disperata ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti. Sono come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgono nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso. Ma in realtà si tratta dell’inferno. 
Perché Fredrik e Karin sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julián, scampato al campo di concentramento di Mauthausen, che da giorni segue i loro movimenti. Sa bene che le loro mani rugose si sono macchiate del sangue degli innocenti. Ma ora, forse, può smascherarli e Sandra è l’unica in grado di aiutarlo. Non è facile convincerla della verità.
Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi e a leggere dietro quella fragile apparenza.
Adesso Sandra l’ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere. Perché è impossibile restituire la vita alle vittime, ma si può almeno fare in modo tutto ciò che è successo non cada nell’oblio. E che il male non rimanga impunito.Un romanzo che ha sorpreso e ha scosso le coscienze, rivelandosi un caso editoriale unico. Uscito in sordina in Spagna, ben presto ha scalato le classifiche vendendo migliaia di copie grazie al passaparola del pubblico. Poi è venuta la consacrazione della critica: la vittoria del Nadal, il premio letterario spagnolo più antico e prestigioso.
Il profumo delle foglie di limone racconta una storia di amore e di coraggio, di memoria e di colpa, di speranza e forza, una storia che rimane impressa nell’animo per sempre.

INCIPIT:
Sapevo cosa stava pensando mia figlia mentre mi guardava preparare la valigia con i suoi occhi scuri penetranti e un po’ impauriti. Erano come quelli di sua madre, mentre le labbra sottili le aveva prese da me, anche se con il passare degli anni, facendosi più rotonda, aveva finito per somigliare sempre di più a lei. Quando la paragonavo alle foto di Raquel a cinquant’anni, mi rendevo conto che erano proprio due gocce d’acqua. Mia figlia pensava che fossi un vecchio pazzo e senza speranza, ossessionato da un passato che ormai non importava più a nessuno ma del quale non riuscivo a dimenticare neppure un giorno, un dettaglio, una faccia o un nome, anche se si trattava di un nome tedesco lungo e difficile, mentre spesso dovevo sforzarmiper ricordare il titolo di un film visto da poco.
A dire il vero, nelle mie condizioni non mi sarebbe mai saltata in mente una simile follia se non mi fosse arrivata una lettera del mio amico Salvador Castro, detto Salva, che non avevo più visto da quando avevamo smesso di lavorare per il Centro, messo in piedi per dare la caccia agli ufficiali nazisti sparsi per il mondo.
Quando presi in mano la busta nella mia casa di Buenos Aires e lessi il nome del mittente, per poco non ci rimasi secco. Poi la sorpresa lasciò spazio a un’emozione immensa. Salvador era uno dei miei, l’unica persona rimasta al mondo a sapere chi fossi veramente, da dove venissi e di
cosa fossi capace per non morire e per il contrario. Ci eravamo conosciuti da giovanissimi in quel corridoio stretto fra la vita e la morte che i credenti chiamano inferno e i non credenti come me anche. Aveva un nome, si chiamava Mauthausen, e non riuscivo a credere che l’inferno potesse essere diverso o peggio di così.


sabato 23 aprile 2011

Winter Love

AUTORE: Kay Rush
GENERE: Romanzo Sentimentale

TRAMA:
Una volta nella vita può capitare un amore perfetto, così perfetto da sembrare impossibile. E allora ti chiedi: sto sognando? E se domani mi svegliassi di nuovo sola? Se lo chiede Kora Russell dopo aver incontrato Ian nello sperduto e fiabesco paesino di montagna di Pointy Needles, dove si è ritirata per curare le ferite della vita. Spaventata dall’idea che la propria felicità sia soltanto una bella favola da bambina, Kora torna a essere preda dei vecchi fantasmi. Sarà il contatto quotidiano con la natura, in un paesaggio ammantato di neve, ad aiutarla a trovare le risposte che cerca?

INCIPIT:
La neve scendeva a larghe, soffici falde, imprigionando in bianche fortezze tutto ciò su cui cadeva.
Una spessa lastra di ghiaccio si staccò da un tetto e i passerotti volarono a rifugiarsi sui rami spogli di una grande quercia nel giardino.
Heather entrò dalla porta sul retro, sbatté i piedi sullo zerbino per staccare la neve fresca dagli stivali e sporse la testa verso la cucina.
«Ciao, nonna.»
«Ciao, tesoro. Che bella sorpresa! Vieni pure, non far caso al disordine. Sei arrivata giusto in tempo per darmi una mano.»
Heather si tolse gli stivali, appese il cappotto in ingresso ed entrò nel tepore della cucina. Scatolette e contenitori per alimenti erano sparsi sul pavimento, sul banco e sul tavolo. Un bollitore per il tè borbottava sul fuoco e nell’aria aleggiava un profumo di cannella.
Prima ancora che la nonna aprisse bocca, Heather sentì allentarsi il peso che le gravava sul petto. In quella casa, popolata di splendidi ricordi, trovava sempre conforto. Lì tutto era come doveva essere.


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Nessuno si salva da solo

AUTORE: Margaret Mazzantini
GENERE: Romanzo Sentimentale

TRAMA:
Delia e Gaetano erano una coppia. Ora non lo sono più, e stasera devono imparare a non esserlo. Si ritrovano a cena, in un ristorante all’aperto, poco tempo dopo aver rotto quella che fu una famiglia. Lui si è trasferito in un residence, lei è rimasta nella casa con i piccoli Cosmo e Nico. Delia e Gaetano sono ancora giovani – più di trenta, meno di quaranta, un’età in cui si può ricominciare. La loro carne è ancora calda e inquieta. Sognano la pace ma sono tentati dall’altro e dall’altrove. Ma dove hanno sbagliato? Il fatto è che non lo sanno. La passione dell’inizio e la rabbia della fine sono ancora pericolosamente vicine. Cresciuti in un’epoca in cui tutto sembra già essere stato detto, si scambiano parole che non riescono a dare voce alle loro solitudini, alle loro urgenze, perché nate nelle acque confuse di un analfabetismo affettivo. Eppure parole capaci di bagliori improvvisi, che sanno toccare il nucleo ustionante dei ricordi, mettere in scena sul palcoscenico quieto di una sera d’estate il dramma senza tempo dell’amore e del disamore. Margaret Mazzantini ci consegna un romanzo che è l’autobiografia sentimentale di una generazione. La storia di cenere e fiamme di una coppia contemporanea con le sue trasgressioni ordinarie, con la sua quotidianità avventurosa. Una coppia come tante, come noi. Contemporaneamente a noi.

INCIPIT:
- Vuoi un po' di vino?
Lei muove appena il mento, un gesto vago, infastidito. Assente. Dev'essere lontana, presente altrove, in qualche cosa che le sta a cuore e che naturalmente non può essere lui.
Li hanno strizzati in quel tavolino con i sottopiatti di carta da macelleria, in mezzo al bordello. Delia ha ancora la borsa attaccata alla spalla.
Guarda la coppia anziana, seduta pochi tavoli più in là. Era lì che le sarebbe piaciuto stare, in quell'angolo più appartato. La schiena protetta, a ridosso del muro.
Gaetano le versa da bere. Fa un gesto ampio, un po' ridicolo. Ha imparato da quel sommelier che vede di notte in tv quando non riesce a dormire. Lei guarda il vino scendere. Quel rumore meraviglioso che stasera sembra del tutto inutile. Non si condisce il disamore con del buon vino, sono gesti e soldi sprecati.
Forse non doveva portarla in un ristorante, a lei non interessa mangiare, aspettare i piatti. I loro momenti migliori sono stati per caso, con un kebab, con un cartoccio di castagne, le bucce sputate in terra.
Nei ristoranti non è mai andata tanto bene.


E Disse

AUTORE: Erri De Luca
GENERE: Romanzo 

TRAMA:
"Era felice al vento, lo accoglieva in ascolto. Era di quelli che afferrano una frase dove gli altri intendono solo un chiasso." Mosè, primo alpinista, è in cima al Sinai. Inizia così il suo corpo a corpo con la più potente manifestazione della divinità. E disse: con questo verbo la divinità crea e disfa, benedice e annulla. Dal Sinai che scatarra esplosioni e fiamme, vengono scandite le sillabe su pietra di alleanza. Nell'impeto di un'ora di entusiasmo un popolo di servi appena liberati si sobbarca di loro: "Faremo e ascolteremo". Luogo di appuntamento è il largo di un deserto, dove la libertà è sbaraglio quotidiano. Notizia strepitosa: nell'antico Ebraico, madrelingua, le parole della nuova legge sono rivolte a un tu maschile. Le donne guardano con tenerezza gli uomini commossi e agitati. Il dito scalpellino che scrive in alto a destra: "Anokhi", Io, è il più travolgente pronome personale delle storie sacre.

INCIPIT:Lo raccolsero sfinito sui bordi dell'accampamento. Da molti giorni disperavano di vederlo tornare. Si preparavano a smontare le tende, inutile cercarlo dove lui solo osava ansare. Contava di farcela in un paio di giorni. Era allenato, rapido, il migliore a salire. Il piede umano è una macchina che vuole spingere in su. In lui la vocazione si era specializzata, dalla pianta del piede era risalita al resto del corpo. Era diventato uno scalatore, unico nel suo tempo. Qualche volta si era perfino arrampicato scalzo.
Scalava leggero, il corpo rispondeva teso e schietto all'invito degli appigli, il fiato se ne stava compresso nei polmoni e staccava sillabe di soffio seguendo il ritmo di una musica in testa. Il vento gli arruffava i capelli e sgomberava i pensieri. Con l'ultimo passo di salita toccava l'estremità dove la terra smette e inizia il cielo. Una cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l'immenso. Lì arrivava alla massima distanza dal punto di partenza. Non è traguardo una cima, è sbarramento. Lì sperimentava la vertigine, che in lui non era il risucchio del vuoto verso il basso, ma affacciarsi sul vuoto dell'insù. Lì sulla cima percepiva la divinità che si accostava.
Lassù si avvolgeva di vento. Una sommità senza urto di masse d'aria addosso è spaventosa. Perchè l'immenso sta trattenendo il fiato.


La solitudine dei numeri primi


AUTORE: Paolo Giordano
GENERE: Romanzo di formazione

TRAMA:
Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. È una mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba. La lasciamo sulla neve credendo che morirà assiderata. Invece si salva, ma resterà zoppa e, soprattutto, segnata per sempre. Mattia è un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela umilia Mattia di fronte ai suoi compagni e, per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che lei lo aspetterà. Mattia non ritroverà più Michela. In quel parco, Michela si perde per sempre. Le vite di Alice e di Mattia, due esistenze segnate, si incroceranno. Diventeranno, Alice e Mattia, adolescenti, giovani, adulti.

INCIPIT:

Alice Della Rocca odiava la scuola di sci. Odiava la sveglia alle sette e mezzo del mattino anche nelle vacanze di Natale e suo padre che a colazione la fissava e sotto il tavolo faceva ballare la gamba nervosamente, come adire su, sbrigati. Odiava la calzamaglia di lana che la pungeva sulle cosce, le muffole che non le lasciavano muovere le dita, il casco che le schiacciava le guance e puntava con il ferro sulla mandibola e poi quegli scarponi, sempre troppo stretti, che la facevano camminare come un gorilla.«Allora, lo bevi o no questo latte?» la incalzò di nuovo suo padre.Alice ingurgitò tre dita di latte bollente, che le bruciò prima la lingua, poi l’esofago e lo stomaco.«Bene. E oggi fai vedere chi sei» le disse.E chi sono?, pensò lei.Poi la spinse fuori, mummificata nella tuta da sci verde, costellata di gagliardetti e delle scritte fluorescenti degli sponsor. A quell’ora faceva meno dieci gradi e il sole era solo un disco un po’ più grigio della nebbia che avvolgeva tutto. Alice sentiva il latte turbinare nello stomaco, mentre sprofondava nella neve con gli sci in spalla, che gli sci bisogna portarseli da soli, finché non diventi talmente bravo che qualcuno li porta per te.