AUTORE: Justin Cronin
GENERE: Romanzo Thriller
TRAMA:
Nel cuore della foresta boliviana il professor Jonas Lear fa una scoperta destinata a cambiare per sempre il destino dell’umanità: un virus, trasmesso dai pipistrelli che, modificato, è in grado di rendere più forti gli esseri umani, preservandoli da malattie e invecchiamento. In una remota base militare in Colorado, il governo degli Stati Uniti inizia quindi degli esperimenti genetici top secret per studiare i prodigiosi effetti di questa scoperta. È il Progetto Noah, che utilizza come cavie umane dodici condannati a morte e una bambina. L’esperimento però non procede secondo le previsioni e accade ciò che non era neanche lontanamente immaginabile: i detenuti sottoposti alla sperimentazione – i virali – trasformatisi in creature mostruose e assetate di sangue, fuggono dalla base, seminando morte e distruzione. Da quel momento gli eventi precipitano e nessuno è più in grado di controllarli, nessun luogo è più sicuro e tutto ciò che rimane agli increduli sopravvissuti è la prospettiva di una lotta interminabile e di un futuro governato dalla paura del contagio, della morte e di un destino ancora peggiore. L’unica speranza è rappresentata da Amy, piccola superstite del fallimentare esperimento che ha scatenato l’apocalisse: su di lei il virus ha avuto effetti particolari, trasformandola in una pedina fondamentale nella lotta contro i virali. Sarà l’agente dell’FBI Brad Wolgast a salvarla da una fine terribile e a iniziare con lei un’incredibile odissea per liberare finalmente il mondo dall’incubo in cui è precipitato. Il destino dell’umanità è nelle sue mani. Ambientato in un prossimo futuro, Il passaggio non è solo un thriller letterario, ma anche un avvincente romanzo post-apocalittico e una cronaca epica della resistenza umana di fronte al pericolo di una catastrofe senza precedenti.
INCIPIT:
Prima di diventare la Bambina Venuta dal Nulla - Quella Arrivata per Caso, La Prima, Ultima e Unica a vivere un intero millennio - era solo una bambina dell’IOWA di nome Amy.Amy Harper Bellafonte.
Il giorno della sua nascita la madre Jeanette aveva diciannove anni. La chiamò Amy in memoria della propria madre, che era morta quando lei era piccola, e come secondo nome scelse Harper, in onore di Harper Lee, l’autrice del Buio oltre la siepe, il suo romanzo preferito. per la verità, era l’unico libro che avesse letto fino in fondo ai tempi delle superiori. Le sarebbe piaciuto chiamarla Scout, come la protagonista del romanzo, perchè voleva che diventasse tenace, spiritosa e saggia come lei, nel modo in cui Jeanette riusciva ad essere. Ma Scout era un nome da maschio e Jeanette non voleva che sua figlia, per tutta la vita, fosse costretta a spiegare perchè si chiamava così.Il padre di Amy era un uomo che un giorno era entrato nella tavola calda dove Jeanette faceva la cameriera da quando aveva sedici anni, un diner conosciuto da tutti come “The Box”, perchè sembrava una grossa scatola cromata posta lungo la strada, fra i campi di granoturco e di fagioli, e nient’altro nel raggio di chilometri, a parte un autolavaggio self service di quelli in cui metti i soldi nella macchinetta e devi arrangiarti da solo. L’uomo, Bill Reynolds, vendeva mietitrebbiatrici e altre macchine agricole ed era uno che ci sapeva fare. Mentre Jeanette gli serviva il caffè anche dopo, più e più volte, le aveva ripetuto che era molto carina, che gli piacevano tanto i suoi capelli nero come il carbone, i suoi occhi nocciola e i suoi polsi delicati. e dal modo in cui lo diceva, sembrava ne fosse convinto, non come i suoi compagni di scuola, che le facevano i complimenti solo per ottenere quallo che volevano. Bill aveva un’auto molto grande, una Pontiac nuova, con un nuovo cruscotto degno di un’astronave e sedili di pelle morbidi come il burro. Jeanette aveva pensato che di quell’uomo si sarebbe potuta innamorare davvero. Ma lui si era fermato in paese solo pochi giorni e poi era ripartito.
Il padre di Jeanette, quando lei gli aveva raccontato quello che le era successo, aveva detto che sarebbe andato a cercarlo per costringerlo ad assumersi le sue responsabilità. Jeanette però non aveva accennato al fatto che Bill Reynolds era sposato e aveva una famiglia a Lincoln, nel Nebraska. Le aveva addirittura mostrato le foto dei figli che teneva nel portafoglio, due maschietti in tenuta da baseball, Bobby e Billy. Quindi, nonostante suo padre le avesse chiesto più volte chi era stato a metterla incinta, Jeanette non gli aveva detto nemmeno il nome dell’uomo.
In realtà non era dispiaciuta: nè della gravidanza, che era stata facile fino alla fine, nè del parto, doloroso ma veloce, nè, soprattutto, della bambina, la piccola Amy.
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