martedì 24 aprile 2012

Tre volte all'alba

AUTORE: Alessandro Baricco
GENERE: Romanzo

TRAMA:
Si incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima, e l’ultima. Tre storie. Tre incontri. Tre episodi in cui scivolano personaggi che si incrociano, per sfasature temporali, in età diverse, sullo sfondo della hall di un hotel. L’albeggiare che annuncia, per tre volte, l’insistenza di un sentimento.

INCIPIT:
C’era quell’albergo, di un’eleganza un po’ appannata. Probabilmente era stato in grado, in passato, di mantenere certe promesse di lusso e garbo. Aveva ad esempio una bella porta giravole in legno, un particolare che sempre inclina alle fantasticherie. Fu da lì che una donna entrò, a quell’ora strana della notte, apparentemente pensando ad altro, appena scesa dal taxi. Indossava solo un abito da sera giallo, piuttosto scollato, e neppure una sciarpa leggere sulle spalle: la cosa le dava un’aria intrigante di coloro a cui è successo qualcosa. 
Aveva una sua eleganza nel muoversi, ma anche sembrava un’attrice appena rientrata dietro le quinte, sollevata dall’obbligo di recitare e tornata in un qualche se stessa, più sincero. Così aveva un mdo di mettere i passi, di poco più stanco, e di reggere la minuscola borsetta, quasi un lasciarla. Non era più tanto giovane, ma questo le donava, come succede talvolta alle donne che non hanno mai avuto dubbi sulla propria bellezza. 
Fuori era il buio prima dell’alba, né notte né mattino. La hall dell’albergo dimorava immobile, elegante nei dettagli, pulita, morbida: calda nei colori, silenziosa, ben disposta nello spazio, illuminata di riflesso, le pareti alte, il soffitto chiaro, libri sui tavoli, cuscini gonfi sui divani, quadri incorniciati con devozione, un pianoforte nell’angolo, poche scritte necessarie, il font mai lasciato al caso, una pendola, un barometro, un busto di marmo, tende alle finestre, tappeti al pavimento – l’ombra di un profumo. 
Poiché il portiere di notte, postata la giacca sullo schienale di una sedia povera, stava dormendo in una vicina stanzetta il sonno leggerissimo di cui era maestro, non ci sarebbe stato nessuno a veder la donna che entrava nell’albergo se non fosse che un uomo seduto in poltrona, in un angolo della hall – irragionevole, a quell’ora della notte – la vide, e allora accavallò la gamba sinistra sulla destra, quando prima era la destra che poggiava sulla sinistra- senza ragione. Si videro. Aveva l’aria di piovere, ma poi non l’ha fatto, disse la donna. 
Si, non si decide, disse l’uomo. 
Aspetta qualcuno? 
Io? No. 
Che stanchezza. Le spiace se mi siedo un attimo? 
Prego.
Niente da bere, vedo. 
Non credo che diano la colazione prima delle sette. 
Alcol, dicevo. 
Ah, quello. Non so. Non credo, a quest’ora. 
Che ora è? 
Quattro e dodici. 
Sul serio? 
Sì. 
Non passa più ‘sta notte. Mi sembra iniziata tre anni fa. Lei che ci fa qui? 
Stavo per andarmene. Devo andare a lavorare. 
A quest’ora? 
Già. 
Come fa? 
Niente, mi piace. 
Le piace. 
Sì. 
incredibile. 
Trova? 
Lei ha l’aria di essere la prima persona interessante che incontro stasera. Stanotte. Insomma quello che è. 
Non oso pensare agli altri. 
Tremendi. 
Era a una festa? 
Non sono sicura di sentirmi molto bene. 
Chiamo il portiere. 
No, per carità. 
Forse sarebbe meglio a stendersi. 
Mi tolgo le scarpe, le spiace? 
Ma si immagini… 
Mi dica qualcosa, qualsiasi cosa. Se mi distraggo, passa. 
Non saprei cosa… 
Mi parli del suo lavoro. 
Non è molto avvincente come argomento… 
Provi. 
Vendo bilance. 
Continui. 
Si pesano un sacco di cose, ed è importante pesarle con esattezza, così io ho una fabbrica che produce bilance, di qualsiasi tipo. Ho undici brevetti, e... 
Vado a chiamare il portiere. 
No, la prego, quello mi odia. 
Resti giù. 
Se resto giù vomito. 
Si tiri su, allora. 
Cioè, voglio dire... Si fanno soldi a vendere bilance? 
Secondo me lei dovrebbe... 
Si fanno soldi a vendere bilance? 
Non molti. 
Vada avanti, non pensi a me. 
Io veramente dovrei proprio andare. 
Mi faccia questa cortesia, continui a parlare per un pò . Poi se ne va. 
Si guadagnava abbastanza, fino a qualche anno fa. Adesso non so, devo avere sbagliato da qualche parte, ma non riesco più a vendere niente. Ho pensato che fossero i miei venditori, così mi son messo a girare io, a vendere, ma in effetti i miei prodotti non vanno più, forse sono invecchiati, non so, forse costano troppo, in genere costano molto cari, perché è tutta roba a mano, lei non ha idea di cosa voglia dire ottenere l’esattezza assoluta, quando si tratta di pesare qualcosa. 
Pesare cosa? Mele, persone, cosa? 
Tutto. Dalle bilance per orafi a quelle per i container, facciamo di tutto.
Sul serio? 
È per questo che devo andare, oggi ho da chiudere un contratto importante, non posso davvero arrivare in ritardo, ne va della mia azienda, se non mi va dritta questa... Porca vacca! 
Merda. 
La accompagno in bagno. 
Aspetti, aspetti. 
Eh no!... 
Merda. 
Vado a prendere un po' d’acqua. 
Mi scusi, davvero, mi scusi. 
Vado a prendere un po' d'acqua. 
No, resti qui, per favore. 
Tenga, si pulisca con questo. 
Che vergogna. 
Non si preoccupi, ho dei bambini. 
Cosa c'entra? 
I bambini vomitano spesso. I miei, almeno.
Ah, scusi. 
Per cui non mi fa impressione.
Però adesso sarebbe meglio salisse nella sua stanza. 
Non posso lasciare qui questo casino... 
Chiamo poi io il portiere, lei salga in camera. Ha una camera, vero? 
Sì. 
Allora vada. Ci penso io. 
Non sono sicura di ricordarmi il numero. 
Il portiere glielo dirà. 
NON VOGLIO VEDERE IL PORTIERE, quello mi odia, gliel’ho detto. Lei non ce l’ha una stanza?

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