mercoledì 1 febbraio 2012

Come un romanzo


AUTORE: Daniel Pennac
GENERE: Romanzo Contemporaneo

TRAMA:
Quando lo scrittore si mette nei panni del lettore: le massime sul leggere e i suggerimenti sulla buona lettura di Daniel Pennac.



INCIPIT:
1.
Il verbo leggere non sopporta l'imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo "amare"... il verbo "sognare"...
Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: "Amami!""Sogna!""Leggi!""Leggi! Ma insomma, leggi, diamine, ti ordino di leggere!
"Sali in camera tua e leggi! "
Risultato?
Niente.
Si è addormentato sul libro. All'improvviso la finestra gli è apparsa spalancata su qualcosa di desiderabile, e da lì è volato via, per sfuggire al libro. Ma è un sonno vigile, il libro è ancora aperto davanti a lui e se aprissimo la porta della sua camera, lo troveremmo seduto alla scrivania tutto preso dal- la lettura. Anche se siamo saliti con passo felpato, dalla su- perficie del sonno ci avrà sentiti arrivare.
"Allora, ti piace?"
Non ci risponderà di no, sarebbe un delitto di lesa maestà. Il libro è sacro, come può non piacergli leggere? No, ci dirà che le descrizioni sono troppo lunghe.
Tranquillizzati, torneremo alla nostra televisione. E magari la sua osservazione susciterà un appassionante dibattito fra noi e gli altri di casa...
"Trova le descrizioni troppo lunghe. Bisogna capirlo, siamo nel secolo dell'audiovisivo, in fondo i romanzieri del XIX secolo dovevano descrivere tutto..."
"Non è una buona ragione per lasciargli saltare metà delle pagine!"
Non stanchiamoci, si è riaddormentato.

2.
Tanto più inconcepibile, questa avversione per la lettura, se apparteniamo a una generazione, a un'epoca, a un ambiente, a una famiglia dove la tendenza era piuttosto quella di impedirci di leggere.
"Ma smettila di leggere, insomma, ti rovinerai gli occhi! "
"Vai fuori a giocare, piuttosto, che c'è un tempo stupendo."
"Spegni la luce! É tardi!"
Sì, allora il tempo era sempre troppo bello per leggere, e la notte troppo buia.
Se ci fate caso, leggere o non leggere, il verbo era già coniugato all'imperativo. Anche nel passato, la musica è sempre quella. Cosicché leggere era a quei tempi un atto sovversivo. Alla scoperta del romanzo si univa l'eccitazione di disobbedire alla famiglia. Duplice incanto! Oh, il ricordo di quelle ore di lettura rubate sotto le coperte alla luce di una torcia elettrica! Come correva Anna Karenina verso il suo Vronskij in quelle ore della notte! Si amavano, quei due, ed era già bello, ma si amavano contro la proibizione di leggere e questo era ancora più bello! Si amavano contro mamma e papà, si amavano contro i compiti di matematica da finire, contro l'esercizio di francese da consegnare, contro la stan- za da mettere in ordine, si amavano invece di andare a tavola, si amavano prima del dolce, si preferivano alla partita di calcio e alla raccolta dei funghi... si erano scelti e si preferivano a tutto... Dio, che passione!
E com'era corto il romanzo.

3.
Siamo giusti: non abbiamo pensato subito di imporgli la lettura come un dovere. All'inizio abbiamo pensato solo al suo piacere. I suoi primi anni ci hanno messo in uno stato di grazia e l'assoluto stupore dinanzi a questa nuova vita ci ha conferito una sorta di genialità. Per lui siamo diventati narratori. Dal primo sbocciare in lui del linguaggio abbiamo incominciato a raccontargli delle storie. Era un talento che ignoravamo di avere. Ma il suo piacere ci ispirava, la sua felicità ci dava le ali. Per lui abbiamo moltiplicato i personaggi, concatenato gli episodi, raffinato gli accorgimenti. Come il vecchio Tolkien con i suoi nipotini, gli abbiamo inventato un mondo. Al confine fra il giorno e la notte, siamo diventati il suo romanziere.
Se invece non abbiamo avuto questo talento, se gli abbiamo raccontato le storie degli altri, e anche piuttosto male, cercando le parole, storpiando i nomi propri, confondendo gli episodi, unendo l'inizio di un racconto con la fine di un altro, poco importa... E anche se non abbiamo raccontato affatto, se ci siamo limitati a leggere a voce alta, eravamo il suo romanziere, il narratore unico grazie al quale ogni sera lui si infilava nel pigiama del sogno prima di scomparire sotto le lenzuola della notte. O meglio, eravamo il Libro.
Ricordatevi di quell'intimità così ineguagliabile.
Come ci piaceva spaventarlo per il puro piacere di consolarlo! E lui, come chiedeva quello spavento! Già così poco credulone, eppure tutto tremante di paura. Un vero lettore, insomma. Questa era la coppia che formavamo allora, lui, il lettore, così astuto, e noi, il libro, così complice!

1 commento:

  1. Finito di leggere stanotte...praticamente divorato visto anche il numero di pagine..l'ho trovato straordinario...:-)

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