giovedì 12 gennaio 2012

1Q84

AUTORE: Haruki Murakami
GENERE: Letteratura Internazionale

TRAMA:
1984, Tokyo. Aomame è bloccata in un taxi nel traffico. L'autista le suggerisce, come unica soluzione per non mancare all'appuntamento che l'aspetta, di uscire dalla tangenziale utilizzando una scala di emergenza, nascosta e poco frequentata. Ma, sibillino, aggiunge di fare attenzione: "Non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola". Negli stessi giorni Tengo, un giovane aspirante scrittore dotato di buona tecnica ma povero d'ispirazione, riceve uno strano incarico: un editor senza scrupoli gli chiede di riscrivere il romanzo di un'enigmatica diciassettenne così da candidarlo a un premio letterario. Ma "La crisalide d'aria" è un romanzo fantastico tanto ricco di immaginazione quanto sottilmente inquietante: la descrizione della realtà parallela alla nostra e di piccole creature che si nascondono nel corpo umano come parassiti turbano profondamente Tengo. L'incontro con l'autrice non farà che aumentare la sua vertigine: chi è veramente Fukada Eriko? Intanto Aomame (che pure non è certo una ragazza qualsiasi: nella borsetta ha un affilatissimo rompighiaccio con cui deve uccidere un uomo) osserva perplessa il mondo che la circonda: sembra quello di sempre, eppure piccoli, sinistri particolari divergono da quello a cui era abituata. Finché un giorno non vede comparire in cielo una seconda luna e sospetta di essere l'unica persona in grado di attraversare la sottile barriera che divide il 1984 dal 1Q84. Ma capisce anche un'altra cosa: che quella barriera sta per infrangersi.

INCIPIT:
Nel taxi la radio trasmetteva un programma di musica classica in Fm. Il brano era Sinfonietta di Janáček. Non esattamente la musica più adatta da sentire in un taxi bloccato nel traffico. E del resto nemmeno l’autista sembrava ascoltarla con troppa attenzione. L’uomo, di mezza età, era impegnato a guardare in silenzio la fila interminabile di auto che aveva davanti, come un pescatore provetto che, ritto a prua, scruta un minaccioso gorgo di correnti. Aomame, sprofondata nel sedile posteriore, gli occhi leggermente socchiusi, ascoltava la musica.
Quante persone ci saranno al mondo che, sentendo l’attacco della Sinfonietta di Janáček, possono dire con sicurezza che si tratta proprio della Sinfonietta di Janáček? La risposta potrebbe variare tra “pochissimi” e “quasi nessuno”. Eppure, per qualche ragione, Aomame era in grado di riconoscerla.
Janáček aveva composto quella piccola melodia nel 1926. Il tema iniziale era stato scritto come fanfara per una grande manifestazione sportiva. Aomame provò a immaginarsi la Cecoslovacchia nel 1926. I suoi abitanti, dopo la fine della Prima Guerra mondiale e la liberazione dal lungo dominio asburgico, si godevano la pace temporanea che aveva visitato l’Europa centrale, bevendo birra Pilsner nei caffè, e producendo mitragliatrici belle e potenti. Due anni prima si era spento, ignorato dal mondo, Franz Kafka. Presto, non si sa bene da dove, sarebbe comparso Hitler, e in un attimo avrebbe divorato quel paese bello e accogliente, ma allora nessuno sapeva che sarebbe accaduta una cosa tanto terribile. Forse la frase più importante che la storia insegni agli uomini è “A quel tempo nessuno sapeva ciò che sarebbe accaduto”.
Ascoltando la musica, Aomame immaginava il vento che attraversava dolcemente le pianure della Boemia, e pensava agli eventi della storia.
Nel 1926 era morto l’imperatore Taisho, e aveva avuto inizio l’era Showa. Anche in Giappone stava per cominciare una fase buia e odiosa. Finiva il breve interludio del modernismo e della democrazia, e il fascismo acquistava potere.
La storia era, insieme allo sport, una delle passioni di Aomame. Leggeva pochi romanzi, ma era una lettrice vorace di libri che avessero a che fare con la storia. Della storia le piaceva soprattutto il fatto che ogni avvenimento era fondamentalmente legato a un’era e a un luogo determinati. Per lei imparare a memoria i nomi delle ere storiche non era mai stato particolarmente difficile. Anche se non memorizzava le date, le bastava afferrare le relazioni tra i vari eventi, e subito i nomi delle ere le venivano in mente in modo automatico. Per tutta la durata delle medie e del liceo, Aomame aveva ottenuto i voti più alti della classe di storia. Ogni volta che qualcuno diceva di non riuscire a ricordare i nomi delle ere, le sembrava strano. Come mai non riuscivano a imparare una cosa così facile?
Aomame, “piselli verdi”, era il suo vero cognome. Il nonno paterno era della prefettura di Fukushima, e nel suo piccolo paese o villaggi tra le montagne c’erano diverse persone che di cognome facevano Aomame. Ma lì lei non c’era mai stata. Prima che nascesse, il padre aveva chiuso ogni rapporto con la famiglia di origine. E lo stesso aveva fatto la madre. Quindi Aomame non aveva mai conosciuto i nonni. Era raro che facesse dei viaggi, ma quando di tanto in tantole capitava, aveva preso l’abitudine di aprire l’elenco telefonic che trovava nella stanza di albergo per controllare se ci fossero persone di cognome Aomame.
Finora però non le era mai successo; in quakunque città o paese fosse andata, non ne aveva trovata neppure una. E si era sempre sentita come un naufrago solitario, alla deriva nella vastità del mare.


2 commenti:

  1. Non vedo l'ora di leggerlo... Murakami è tra i miei autori preferiti, il suo stile mi ha sempre affascinata!

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  2. Murakami è unico.
    Il mio romanzo preferito però ad oggi è sempre Norwegian Wood!

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